Chi siamo

Il Villaggio SOS di Trento nasce nel 1963 con l’obiettivo di accogliere bambini e adolescenti in condizioni di disagio familiare e sociale e di offrire loro un adeguato percorso di crescita psico-fisica volto, se possibile, al rientro nella propria famiglia o, in caso contrario,verso una dignitosa integrazione nella società. Sono ad oggi oltre 350 i bambini accolti nel Villaggio, chi per periodi lunghi (soprattutto nei primi decenni di attività), chi magari anche solo per poco tempo. Il Villaggio è gestito da una Cooperativa sociale formata da 37 soci che annualmente si riuniscono in assemblea. L’assemblea dei soci elegge ogni tre anni il consiglio di amministrazione che, al proprio interno nomina il presidente. Il presidente è il legale rappresentante della Cooperativa.

  • Herman Gmeiner

    Hermann Gmeiner, fondatore dei Villaggi SOS, nacque a Weiler Tannen, Austria, il 23 giugno 1919. Aveva cinque anni quando la madre morì, sperimentando su di sé, ciò che si abbatte sul mondo di un bambino toccato così profondamente nelle sue sicurezze e nei suoi affetti. Nonostante il dolore, vede nella propria casa, nella fattoria, nel villaggio, un’inesauribile energia in grado di accompagnarlo e di sostenerlo nella sua crescita.  Dopo la seconda guerra mondiale iniziò ad Innsbruck gli studi di medicina, ma subito rimase colpito dal tragico problema dei bambini rimasti orfani: costruisce così, nel 1949, il primo Villaggio SOS ad Imst.

    I suoi Villaggi si sono successivamente diffusi in tutto il mondo e sono stati riconosciuti come centri educativi positivi, affini al modello famigliare. Hermann Gmeiner è morto il 26 aprile 1986 e riposa nel Villaggio di Imst, accanto ai bambini ai quali ha dedicato tutta la sua vita.

    Herman Gmeiner
  • Anni '60

    • 1961: Agli albori degli anni ‘60 si tiene la prima seduta del Comitato Promotore.

     

    • 1962: In seguito alla diverse approvazioni, un anno dopo viene posata la prima pietra, il primo passo verso la costruzione del Villaggio.

     

    • 1963:  Per iniziativa di un gruppo di volontari riuniti attorno alla dott.ssa Zita Lorenzi e al dott. Nilo Piccoli, il Villaggio viene finalmente inaugurato.

     

    1968: Vengono aggiunte altre tre unità abitative più quella del Direttore, chiamato a risiedere all’interno del Villaggio con la propria famiglia.

    Anni '60
  • Anni '70

    • 1975: Gmeiner suggeriva di ipotizzare un passaggio in una realtà diversa per i ragazzi giunti all’adolescenza: la cosiddetta “Casa dei giovani”. Per questa finalità nel 1975 fu acquisita “Casa Gmeiner”.

     

    • 1976: Viene attivata tra le prime in Trentino la convenzione con il Ministero della difesa per ottenere la collaborazione di obiettori di coscienza al servizio militare.

     

    1979: Tre anni dopo il Consiglio di amministrazione della Cooperativa deliberava un ulteriore ampliamento del Villaggio: nel 1979 le case diventavano nove.

    Anni '70
  • Anni '80

    • 1980: Si chiude l'esperienza della “Casa dei giovani”, e da Casa Gmeiner si otterranno dieci appartamenti per i progetti di uscita di ragazzi/e maggiorenni dal Villaggio.

     

    • 1982: Grazie alla relazione fra il Villaggio e L’Associazione Nazionale degli Alpini, viene realizzata la ristrutturazione della Baita don Onorio, nominata in seguito a don Onorio Spada, cappellano degli alpini in Russia.

     

    • 1984: Grazie alla generosità degli abitanti del Trentino, la Cooperativa diventava proprietaria di alcuni appartamenti in città destinati a progetti di accompagnamento ai ragazzi/e maggiorenni.

     

    • 1986: Nel 1986 si aggiunge un nuovo appartamento: la "Mansarda", posta a disposizione del territorio per l'accoglienza di mamme con i propri figli in un momento di difficoltà.
    Anni '80
  • Anni '90

    • 1990: All'ultimo piano di Casa Gmeiner è aperta una comunità per ragazze adolescenti. Il progetto prevede l'accoglienza di ragazze in uscita dal Villaggio o direttamente proposte dal Servizio Sociale territoriale.

     

    • 1993: Nel 1993 vi è la prima iscrizione all'Università di un ragazzo in uscita dal Villaggio. È sostenuto da una borsa di studio del Villaggio resa possibile dalla generosità dei cittadini trentini. 

     

    1994: Si apre la prima comunità per l'autonomia protetta per ragazzi maggiorenni realizzata in città. L'anno successivo, sempre in un appartamento cittadino, è aperto analogo servizio per le ragazze maggiorenni.

    Anni '90
  • Anni '90

    • 1996: Il Villaggio riceve in eredità "Villa Lidia", l'immobile sito nella frazione cittadina di Montevaccino. Diventa subito luogo ideale per campeggi e vacanze familiari dei bambini e ragazzi.

     

    • 1997: Con l’aumentare delle situazioni talvolta difficoltose dei ragazzi che giungono al Villaggio, alla figura della “Mamma” viene affiancata una "Zia". Più avanti, il modello di gestione tramite una equipe di educatori è divenuto prevalente, ma laddove è possibile disporre di una "Mamma", il servizio gode di "una marcia in più”.

     

    1998: In occasione del trentacinquesimo anniversario del Villaggio, il Comune di Trento procede ad intitolare la via di accesso alla Cooperativa al fondatore dei Villaggi, dott. Hermann Gmeiner.

    Anni '90
  • dal 2000 al 2010

    • 2001: Per sfruttare al meglio le risorse del Villaggio, vengono predisposti due mini appartamenti all’interno del Villaggio a servizio di genitori con i propri figli. 

     

    • 2005: A ciascuna "mamma" viene affiancato un secondo educatore. L'obiettivo è anche quello di introdurre gradualmente in tutti i contesti di accoglienza figure maschili.

     

    • 2007: Viene introdotta la funzione di coordinamento pedagogico, ruolo affidato ad una pedagogista: si vuole in questo modo accompagnare l’azione educativa con supporti metodologici appropriati.

     

    2009: Alcune “Mamme”, dopo anni di servizio, chiedono un impegno meno forte e proseguono quindi la loro attività nel ruolo di educatrici: è introdotta quindi la formula dell’equipe con cinque educatori, modello che si affianca a quello tradizionale.

    dal 2000 al 2010

    Gli Spazi del villaggio

    Comunità socio-educativa

     

    Il Villaggio dispone di sei strutture totali, ubicate all’interno di uno stesso spazio sito in via Gmeiner n.25 (casa 1 – casa 3 – casa 4 – casa 5 – casa 6 – casa 9).

    Ogni casa accoglie fino a 7 minori, di età compresa tra i 6 e 17 anni per un determinato periodo di tempo, vivendo in gruppo e sviluppando così relazioni sociali in un contesto di familiarità. Le strutture offrono ad ogni richiedente un posto letto, un bagno ed una cucina abitabile in comune, oltre ad uno spazio adibito a sala per i momenti di svago.

    Centro Diurno Colibrì

     

    Il centro diurno Colibrì è un centro semiresidenziale di supporto ai minori che al momento dell’accoglienza necessitano di un sostegno educativo finalizzato alla prevenzione del disagio personale, familiare e scolastico. Permette di svolgere diverse attività ludiche oltre a laboratori manuali e tanto altro.

    Karibù

     

    Il progetto Karibu si rivolge alle donne in gravidanza o a giovani mamme con i propri figli che necessitano di protezione internazionale e titolari di protezione sussidiaria o status di rifugiato. Il servizio permette la residenzialità delle famiglie nell’ottava casa del Villaggio.

     

    Spazi comuni

     

    Il Villaggio offre numerosi ed ampi spazi messi a disposizione in comune con tutti i ragazzi e le loro famiglie. Sono presenti un campo da calcio, uno da pallavolo e uno da basket, oltre ad alcuni spazi che presentano piccoli parchi giochi. Per fornire varie attività educative e ludiche, è stata messa a disposizione una stanza adibita a sala musica, con diversa attrezzatura a disposizione.

    Uffici

     

    Infine gli uffici, stanziati all’interno della storia Villa X, rispecchiano il sentimento familiare dell’intero Villaggio, addobbati con i progetti ed i lavori portati a termine durante gli anni dai ragazzi e le ragazze che hanno vissuto e visitato la casa.

    Vision e mission

    Ogni bambino appartiene ad una famiglia ed è quello il luogo dove sperimenta le relazioni di cura, di rispetto, di protezione e di amore che lo aiutano a crescere, sviluppando un senso di sicurezza di sé e di autostima; è all'interno della famiglia che i bambini acquisiscono i valori che poi orienteranno la loro vita. L'accoglienza in comunità di minori in condizioni di difficoltà familiare corrisponde all'intenzione di offrire loro temporaneamente la presenza di una figura genitoriale stabile, che non si sostituisce ai genitori ma veicola quell'amore e quel rispetto che possono concorrere a sanare le ferite evolutive presenti e a rilanciare la crescita del bambino. In luce di ciò, il Villaggio declina la mission nel modo seguente:

    Accogliamo i minori in temporanea difficoltà familiare

    Il nostro modello educativo è di tipo familiare: assicuriamo ai bambini una casa e l'affetto di un nucleo famigliare. In base al progetto generale proposto operiamo per il ritorno del bambino nella propria famiglia d'origine o per la successiva accoglienza in famiglia affidataria/adottiva o, in alcuni casi, per fargli raggiungere una sufficiente autonomia.

    Li aiutiamo a costruire il loro futuro

    Diamo la possibilità ai bambini di vivere secondo la propria cultura e la propria religione sostenendo la loro crescita attraverso un approccio globale. Aiutiamo i bambini a riconoscere e a esprimere le proprie abilità ed interessi, oltre a prestare attenzione alla formazione personale e professionale, nella prospettiva di renderli capaci e consapevoli di sé e del proprio percorso verso un'età adulta.

    Contribuiamo allo sviluppo della comunità

    Riteniamo che la famiglia sia il nucleo che va aiutato nell'affrontare positivamente le difficoltà, ma se necessario adoperiamo interventi temporaneamente sostitutivi, collegati ad un progetto globale che preveda la collaborazione con le Istituzioni, le Associazioni ed il Volontariato perché siano offerte in modo diffuso opportunità nel campo dell'educazione e della socializzazione.

    Educhiamo

    Intendiamo porci come una realtà educativa aperta, dinamica ed articolata che mira a l'armonico sviluppo dei minori anche partecipando alla promozione di una cultura che riconosca e promuova valori quali la fratellanza, la solidarietà e l'educazione alla pace: questo sia all'interno del Villaggio sia nella collettività.

    La politica per la qualità

    Il concetto di qualità, già di per sé poliedrico, è investito da un ulteriore tasso di complessità quando deve essere declinato e reso operativo nel contesto dei servizi alla persona. Al fine di pervenire ad un modello con una reale utilità operativa, il Villaggio ha adottato un approccio semplificato volto sostanzialmente alla individuazione di indicatori concreti e coerenti con la mission istituzionale, chiamati “dichiarazioni di impegno”:

    • la centralità del bambino;
    • l'affiancamento alla famiglia di origine;
    • la politica del personale;
    • il rapporto di scambio tra il Villaggio e il territorio.

    Dopo aver fissato gli obiettivi per ognuna di queste ultime e aver deciso con quali indicatori rilevare il livello di qualità, è stato possibile fissare degli standard, il quale ha una rilevanza esterna al servizio in quanto rappresenta una funzione di "garanzia": indica gli obiettivi di qualità che il Villaggio si impegna ad assicurare.

    SOS nazionale ed Internazionale

    Dal punto di vista del Villaggio il Sistema SOS italiano (SOS Villaggi dei Bambini Italia, contatti: www.sositalia.it) si caratterizza più che per vincoli giuridici, per uno spirito di confronto e di collaborazione volto a far sì che i vari soggetti che ne fanno parte possano risultarne reciprocamente arricchiti. Nell'Assemblea dei soci di dicembre 2012 il Villaggio è pervenuto all'adesione all'Unitaria Struttura di SOS Villaggi dei Bambini Italia, strumento volto ad ottenere agevolazioni fiscali nelle transazioni economiche fra i soggetti che la compongono. Negli ultimi anni si sono effettuati, in sinergia con l'Associazione nazionale e con gli altri Villaggi SOS italiani, alcuni percorsi di approfondimento particolarmente significativi, tra cui il Progetto culturale, un punto di riferimento valoriale per i Villaggi: si vanno ad identificare delle “bussole culturali” in grado di orientare l'azione non solo dentro la transizione ma proiettandola nel futuro. Da queste “bussole” si passa a puntualizzare la proposta educativa dei Villaggi a partire dal sostegno alla genitorialità, per passare, attraverso l'essere “casa”, l'essere ponte all'essere punto della rete, ovvero implementare la co-progettazione come stile di lavoro.